Sifone del fiume Timavo nella caverna Lindner dell'Abisso di Trebiciano
Il presente sito intende proporre - quasi in tempo reale - le varie fasi organizzative ed operative inerenti la spedizione speleosubacquea denominata "Timavo System Exploratione 2013", che prevede una serie di esplorazioni rivolte al corso sotterraneo del fiume Timavo (Carso Triestino). Le immersioni saranno effettuate dall’equipe appartenente al National Cave Diving Commette della FFESSM, mentre l'appoggio logistico sarà garantito dalla Società Adriatica di Speleologia di Trieste.

Vedi anche:

TIMAVO SYSTEM EXPLORATION 2014
TIMAVO SYSTEM EXPLORATION 2015


giovedì 8 agosto 2013

Abisso di Trebiciano: lo stato delle esplorazioni

La cavità denominata Abisso di Trebiciano (n. 17 VG) è probabilmente una delle grotte più studiate del Carso triestino. Scoperta da Antonio Federico Lindner nel lontano 1841, dopo essere stata accantonata per l'approvvigionamento idrico della città a causa della bassa quota a cui scorreva il Timavo sotterraneo, è diventata un vero e proprio "laboratorio di ricerca" sul carsismo e sulla circolazione idrica sotterranea.
Per quanto riguarda gli aspetti prettamente esplorativi, dal 1975 la Società Adriatica di Speleologia ha avviato non solo la realizzazione di una ferrata definitiva per facilitare la discesa, ma anche una campagna d'indagine che ha permesso di portare lo sviluppo complessivo della cavità a quasi 1.300 m.
Relativamente alle esplorazioni subaquee, nulla è stato ancora tentato nel sifone di uscita (ritenuto da tutti troppo pericoloso per le sue caratteristiche) ma vari sono stati i sommozzatori che si sono prodigati nella risalita del sifone di entrata, seguendo le acque del fiume verso monte.
La prima esplorazione è stata quella effettuata da Walter Maucci e Steno Bartoli (della SAS) nel 1953.
Atre immersioni di un certo rilievo sono state quelle svolte da Giorgio Cobol nel 1957, da Gabriele Crevatin e Pierpaolo Martellani (della SAS) nel 1977, sempre da Gabriele Crevatin nel 1990, da Guido Sollazzi e Spartaco Savio (della CGEB-SAG) nel 1991 e dal Progetto Timavo (FFESSM) nel 1993.

Dai vari dati raccolti nelle esplorazioni sopra citate emerge un quadro abbastanza complesso: il sifone di entata "si presenta di dimensioni impreviste, risultando ben più esteso di quanto osservato nelle prime esplorazioni. Si tratta probabilmente di un’ampia galleria interessata da blocchi franati e lame che la dividono in più vani adiacenti, oppure di un reticolo di passaggi vicini e paralleli che formano un ambiente estremamente articolato orientato in direzione sud-est” (1).

Particolare interesse hanno destato i risultati emersi dall’immersione effettuata dalla FFESSM nel 1993. Sono stati percorsi ben 400 m in vani inesplorati in direzione sud-sud-est, ad una profondità massima di 21 m. A causa delle difficoltà legate alla scarsa visibilità non è stato possibile avere dei dati strumentali relativi agli sviluppi percorsi in questa occasione, ma si è aperto un ampio scenario legato ad estese prosecuzioni del sifone poste più ad occidente rispetto ai vani “classici” scoperti nel 1953. Per altro, le immersioni svolte nel 1991 hanno rivelato anche ulteriori ambienti (non definiti) più a oriente dei citati vani “classici”, per cui un’esplorazione accurata del sifone potrà veramente rivelare notevoli ed inaspettate sorprese.


(1) Cfr. Guglia P., 1994, Risultati esplorativi del Progetto Timavo, in Atti e Memorie Comm. Grotte E. Boegan, Vol. 31, Trieste, pp. 25-48.


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